Io, per fare, ho bisogno di conoscere, viaggiare, confrontarmi, togliermi ogni curiosità e chiedere a chi ne sa.
Alla tavola rotonda di venerdì scorso ho messo da parte un po’ di cose buone per il mio fare. Sono stato ospite della GGD milanese. C’erano Fiat, Ducati, Barilla e Nike che hanno confrontato strategie e approcci ai social media, trovando punti in comune, divergenze ed esperienze complementari, che andrebbero studiati assieme per poterne trarre sia reciproco vantaggio che una fotografia aggiornata sicuramente utile per il lavoro quotidiano sul 2.0, fatto di scelte e scommesse sempre nuove. Con Barilla c’è già un rapporto consolidato, ho conosciuto Andrea tre anni fa e da qualche mese fa anche Pepe e Silvia. In Ducati conosco Valentina Tolomelli e s’è creata subito empatia con Luisa Ercoli, eravamo le due aziende più simili attorno al tavolo. Nike è la realtà che più mi intriga perché, come dice Martina Zavagno, ha potenziale e grado di entropia ugaulemte alti, e per loro buttarsi nella rete sociale è una bella sfida.
Per quanto riguarda Fiat, la soddisfazione è alta, ero assieme alla collega di Alfa Romeo, Laura Pezzotta e alle sponsor interne e responsabili del progetto di Fiat on the web in Italia: Simonetta Cerruti e Giovanna Negri. Fanno piacere i riscontri positivi per il percorso che Fiat sta facendo sui social media però è vero che: 1) eravamo a casa nostra, al Fiat Open Lounge, 2) siamo ancora agli inizi, 3) c’è davvero molto da fare. Dunque scrivo anche per stimolare un po’ di critiche e consigli…
La situazione in casa mi appare questa: in Italia, abbiamo avuto un inizio che non ci aspettavamo così buono con 500 wants you, quelli che Bravo, e operazioni spot come il liveblogging da Ginevra; adesso proseguiamo con Fiat on the web: la piattaforma trasversale ai modelli, eventi, presentazioni e su diversi canali che ci consente un approccio trasparente e diretto e ci apre definitivamente alla relazione con le persone e le comunità d’opinione che altrimenti non avremmo raggiunto con la stessa semplicità e immediatezza.
Ci aspetta la sfida internazionale, imparare a stare in mezzo alla conversazione anche nei mercati dove non siamo gli attori principali.
Un’altra sfida: produciamo tantissime occasioni di coinvolgimento, ma non sappiamo sempre trarne tutti i benefici, anche quando si tratterebbe di operazioni a costo zero: ci sfugge ancora, alle volte, la conferenza stampa, l’anteprima di un prodotto di nicchia o evento locale con la possibilità di dialogo che potremmo sfruttare.
E poi c’è la velocità di risposta e la capacità di metabolizare tutti gli input utili che vengono dall’esterno: il commitment è altissimo, la voglia pure, le risorse a disposizione sono le stesse di prima.
Insomma, siamo appena agli inizi e appare chiaro che il cosidetto 2.0 bisogna: farlo, raccontarselo, fuori, dentro e tra le aziende.
La tavola rotonda di venerdì scorso, moderata da Sara, è stata un’ottima occasione per approfondire il tema. Silvio De Rossi di Blogosfere ha messo online un reportage completo di video e dettagli.
Alla prossima.