Roma, metro B, un giorno di lavoro qualsiasi.
Sto aspettando il treno da più di 15 minuti. Non è cosa abituale. Un freddo annuncio avvisa che a causa di un “guasto tecnico” il servizio è rallentato.
Punto.
Non è dato sapere quanto sia rallentato. Non viene dato alcun consiglio su scelte alternative. E soprattutto l’annuncio è dato due volte di seguito e ripetuto anche ogni minuto.
Un gruppo di persone vicino a me inizia a guardarsi facendo la faccia a punto interrogativo. Facce da nord Europa. Non comprendono gli annunci, non trovano conforto nei tabelloni luminosi e nelle TV che danno solo spot. Gli annunci sono solo in italiano.
Nei 15 minuti di attesa alzo lo sguardo dal libro che sto leggendo e ho tempo di guardare i monitor pubblicitari in banchina: tra gli spot scorgo un avviso alla clientela: c’è un pronto soccorso alla fermata Anagnina. Ottimo. Ma la domanda è: clientela a chi? Ma ancora con questa storia della clientela? Noi siamo cittadini, italiani ed europei che fruiscono di un servizio pubblico. Siamo viaggiatori. Lavoratori. Studenti. Turisti.
Clienti, no.
Anche questa è Roma Capitale.