I tag sono metadati semplici ed efficaci: descrivono un oggetto digitale (notizia, foto, video…) e ne consentono la sua ricerca o organizzazione all’interno di sistemi complessi di informazioni. L’atto di associare uno o una serie di tag a un oggetto – meglio a piece of information per dirla con wikipedia - di solito avviene durante la creazione dell’oggetto stesso. Tag si possono aggiungere o sottrarre successivamente, su queso non ci piove. Però, per quanto mi riguarda, questa è un’operazione artigianale, che faccio successivamente se ho il bisogno di “aggiustare” al meglio una serie di pezzi affinché soddisfino esigenze specifiche.
Quello che mi è successo oggi mi fa pensare che alle volte i tag potremmo programmarli con una data di scadenza che ci permetterebbe di decidere quando farli sparire da aree di senso che debbono accogliere pezzi più freschi, e dunque più utili a chi cerca e naviga. Mi spiego meglio.
Oggi ricevo la mail di un collega che mi segnala un refuso alla pagina tal dei tali.
In un minuto scarso controllo, trovo l’errore e correggo.
Però un dettaglio coglie la mia attenzione: quel contenuto ha 14 mesi. Sono ammirato. “Come mai Giuseppe (nome di fantasia) s’è imbattuto in una pagina tanto antica?”. Cerco la risposta e la mente indaga. Faccio l’errore di non alzare il telefono o scrivere una mail per chiedere. Penso al servizio promosso dall’articolo e lo sguardo si posa sui suoi tag. Ecco il lampo. Alcuni tag creano i legami semantici che tengono a galla questa pagina che ha un sacco di pezzi d’informazione scaduti a dicembre dell’anno scorso. I termini per la fruizione del servizio vengono rinnovati ogni anno e al 1° gennaio i pezzi dell’anno prima chiudono il loro ciclo vita. Sono sostituiti da quelli nuovi, gli unici validi a tutti gli effetti con l’anno nuovo. L’insieme di istruzioni per l’uso, di allegati e moduli da compilare dell’anno prima non hanno più senso per il visitatore del sito che ha bisogno esclusivamente delle informazioni aggiornate. Quello che mi ha colpito non è che Giuseppe abbia trovato il refuso, ma che abbia letto una news stagionata 14 mesi, quando c’era quella più aggiornata. Forse lui aveva bisogno di fare un confronto e sono contento che abbia trovato ciò di cui aveva bisogno.
Ho rifatto il percorso come fossi una Persona che oggi, con l’anno nuovo, ha bisogno dell’informazione aggiornata sul servizio specifico. Ho trovato anche la «pagina di Giuseppe», quella stagionata 14 mesi. L’articolo vecchio riporta chiaramente l’anno anche nel titolo, ma se dalla lista cliccassi quel contenuto, potrei cadere in inganno. Sono di fronte a un pezzo vecchio, inutile e potenzialmente dannoso. Un pezzo vecchio in mezzo ai pezzi nuovi. In un sito giovane c’è equilibrio tra contenuti nuovi e vecchi. In un sito che ha 5 anni il pezzo vecchio è retrocesso, ma dobbiamo sapere che rimane lì con i suoi tag pronto a rubare la nostra scarsa attenzione alla prima ricerca o navigazione. Bisogna trasformare questa consapevolezza in qualcosa di utile.
Mettiamo la data di scadenza ai tag. Magari riusciamo a evitare che alcuni portali diventino con il tempo splendidi labirinti di senso.