In queste due settimane di agosto ho usato l’auto: cominciare la giornata con il vento tra i capelli, arrivare in ufficio in 20 minuti e trovare subito parcheggio, uscire e andare al lago a farsi il bagno, sono stati tutti motivi più che validi per non sfruttare la Metrebus card, l’abbonamento annuale ai mezzi pubblici di Roma e provincia.
Oggi invece sono tornato sulle rotaie: ho preso uno dei tanti trenini che in 15 minuti da Ciampino portano a Roma Termini e poi la metro B per 5 fermate.
Ammetto che in questo periodo da automobilista mi sono mancate soprattutto le letture degli articoli preferiti raccolti durante il giorno con Instapaper, il suo scrolling automatico e la ricerca contestuale delle parole inglesi che non capisco. E poi mi sono reso conto che camminare nella folla di colleghi e studenti pendolari, turisti e immancabili gruppi di suore, mi mette sempre di buon umore. Adesso la folla è ancora rada, ma anche quando non lo è più mi piace sempre camminarci dentro, perché credo mi ricordi quando uscivo di casa da piccolo a Napoli: la Pignasecca, il nome della via principale del quartiere dove sono cresciuto, era ancora più densa di persone.
Buon rientro a tutti.
Ieri al cinema abbiamo visto Tatanka e siamo usciti dalla sala con sensazioni diverse.
Come tutti i film ambientati dalle mie parti, mi lascio coinvolgere e ho incassato qualche colpo anche io. I miei compagni di visione invece lo erano molto di meno, le vicende raccontate, i personaggi, i cazzotti e i colpi di pistola sembravano averli appena sfiorati, ma soprattutto lasciati un po’ delusi.
Dopo Gomorra, questo Sud deve fare uno sforzo in più per raccontarsi, per creare narrazioni che facciano del suo dramma materia capace di trovare identificazione, di creare empatia anche in chi non ne è toccato personalmente.
Il protagonista della vicenda, Tatanka, è interoretato dal giovane Clemente Russo: non sapevo fosse un vero boxer è che Manganelli lo abbia sospeso per sei mesi dal suo incarico di poliziotto, facendogli rischiare davvero di saltare le Olimpiadi di Londra. Vai Clemente, vai!
Sto preparando la lezione per il corso di Social media marketing di giovedì prossimo e riguardavo la parte relativa all’ascolto delle conversazioni online, attività dalla quale non si può prescindere se si vuole avere una degna presenza online .
Ogni volta che affronto questo argomento mi torna in mente la conversazione con Guido Vetere, un paio d’anni fa a Padova: l’ascolto deve essere essenzialmente fatto da persone, le macchine difficilmente potranno averla vinta sul nostro modo di procedere per antìfrasi.
Responsabili d’azienda, assumete un giovane appassionato di marketing e comunicazione, fresco di laurea e con la voglia di portare valore aggiunto al vostro team. Dategli la responsabilità di ascoltare quanto si dice online su di voi e di raccontare a voi e ai vostri colleghi (marketers, ingegneri, designer, PR e CRM manager) ogni input, idea o storia interessante che raccoglie. Vedrete che sarà la migliore assunzione che avrete fatto negli ultimi anni.
Spinto da un banner su la Repubblica e dalla domanda: «Quanti punti ho sulla patente?» ho provato a registrarmi su Il portale dell’automobilista.
In questi giorni mi interessa capire come posso gestire la registrazione di un utente vero a un portale istituzionale evitando che sia un impostore!
Nel caso de Il portale dell’automobilista pensavo che il numero di patente potesse essere un elemento valido per escludere casi di false identità. Invece il numero di patente non è un dato obbligatorio, ma è richiesto solo a chi vuole conoscere il saldo dei punti.
Egoisticamente sono contento, mi interessa ancor di più, perché magari posso replicarlo.
In realtà si tratta di una normalissima registrazione, anche un po’ macchinosa e con alcuni errori di usabilità (ho visto dopo anni il campo città lasciato libero). I dati richiesti sono email, cellulare e codice fiscale. È una procedura complicata e spiegata non benissimo ma alla portata di chiunque. Quello che vorrei sapere è se il ministero incrocia i dati che l’utente fornisce oppure si fida. Perché non potrebbe essere difficile recuperare i dati di un’altra persone (un parente, un collaboratore) per controllare i dati messi a disposizione sul sito, se tutto quello che occorre, alla fine, è un codice fiscale.
Insomma, alla fine ho scoperto di avere 26 punti e sono contento, però mi rimane il dibio sulla modalità di registrazione e la grande perplessità sull’usabilità di questo sito.
Ieri sera, dopo aver fatto mille giri, sono salito rapido sul bus a Termini e ho selezionato una colonna sonora per le mie cuffie bose. Ho scelto come prima traccia
Mi tuffo nell’ascolto e nella lettura di Getting Real dei 37signals. È un intelligentissima lettura, un libro sul creare app di successo.
A piazza Fiume il 92 s’inabissa in un sottopassaggio, invece di seguire per via Po. Ohibò. Villa Borghese, it’s cool. Ma non è il 92, è l’M, che porta all’Auditorium. Va bene la musica, ma stasra live, no.
Mi godo il momento di spaesamento, faccio mente locale e l’autista mi conferma che posso scendere e tagliare per il parco.
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Bella presentazione che rispecchia quello che avevo in testa, recentemente!
Che bello, mi sono detto lo scorso anno, mi scarico l’app del cucchiaio d’argento. Mi promettono aggiornamenti settimanali. È durata tre settimane, poi più nulla. Adesso cosa scopro? Che su iTunes c’è la stessa app con più ricette. Dico, me la riscarico, l’ho già pagata. Niente. L’ho ripagata per intero. Peccato, editoriale domus. Perdi 100 punti.
“Il treno in partenza al binario 2 per Fara Sabina delle 10:27 non effettuerà servizio viaggiatori”
Adesso io so da circa 16 anni che Trenitalia offre molti servizi, perlopiù inutili per la maggior parte dei clienti, ma preziosi per chi viaggia con carta di credito aziendale (un po’ come le benzine super potenti e super costose, che ho visto fare solo a dirigenti e manager e solo una volta a Santolo per provare a spingere una vecchia Punto su per gli Appennini). Insomma servizi orpelli che non aiutano a espletare il servizio più importante: portare con puntualità milioni di pendolari.
Adesso, con la fretta addosso, e una valigia da 15kg e uni zaino da 5, che il treno al binario 2 partisse con o senza servizio viaggiatori a me cosa me ne poteva fottere? L’importante era che partisse per Diana, che bisogna andare a lavorare.
A un certo punto vedo una che si sbraccia a metà treno. Corro ancora più forte dovrò….
Binario 2 vuoto.
Binario 3 affollatissimo.
“Non effettua servizio viaggiatori.”
Ma voi a un vostro amico, se si rompe la macchina e non potete dargli un passaggio, lo chiamate e gli dite una frase tipo: “Vincenzo, l’auto in partenza come tutte le mattine per l’ufficio oggi non effettua il servizio passeggero”?
Vince’, ce la facciamo a piedi!
Trenitalia, parla come mangi.
Che a mangiare, mangi bene.